domenica 17 aprile 2016

#BookPride2016, o della rinascita - Giorno 2

Dopo una bella dormita, mi sveglio sorprendentemente alle 7.30, senza nausea né mal di testa, senza l'aiuto della sveglia. Decido perciò di concedermi ancora un'oretta di sonno, durante la quale mi scrive la mia amica Corinna per dirmi che da Verbania sarebbe venuta a Milano per viversi con me il Book Pride... perfetto, evviva! Ancora cinque minuti e poi mi alzo. Sì. Le ultime parole famose. Mi chiama Cori alle 10.30 dicendomi che il suo treno aveva ritardato mezz'ora, e se fossi già in fiera... come no! ...ooooops! Le indico la strada di Pavé, mi preparo alla velocità della luce e vado incontro alla mia amica (e a una super colazione)!

E così ha inizio il secondo giorno di Book Pride, l'aria è mite, le facce ancor più sorridenti, e io sono carica abbestia. Mi perdo purtroppo la presentazione del Silenzio del lottatore di Rossella Milone [minimum fax, 2015], la sua raccolta di racconti è lì sullo scaffale dei libri da leggere ad aspettarmi. Decidiamo così di fare un bel giretto tra gli stand, e nell'ordine andiamo da NN, 66thand2nd e add. 

  • NN Editore è stato il caso editoriale del 2015. A un anno dalla creazione della casa editrice, che ha fatto la sua prima uscita ufficiale al SalTo15, le cose per NN stanno andando veramente alla grande. E lo si legge negli occhi di Eugenia Dubini, editora splendente e grintosa, e insieme ci interroghiamo su quali possano essere i motivi di tale successo, perché non basta avere un bel catalogo, non basta essere bravi insomma. E invece è così, hanno pure vinto la prima edizione del Premio Sinbad con Panorama di Tommaso Pincio, e il loro stand mi sembra presente da sempre insieme a quello degli altri editori. Mi godo la chiacchierata con Eugenia e Luca Pantarotto sorrido, e poi faccio allegramente la spesa, mettendo nelle mie borse di tela i seguenti libri: Il paradiso degli animali di David James Poissant, Sembrava una felicità di Jenny Offil, Anche noi l'America di Cristina Henriquez e proprio Panorama di Tommaso Pincio. Inoltre in occasione di Book Pride hanno svelato titolo (Crepuscolo) e copertina dell'ultimo volume della Trilogia della Pianura di Kent Haruf (la mia recensione di Benedizione la potete leggere qui). Gioia, tripudio e gaudio!

  • 66thand2nd è una realtà che sto scoprendo piano piano. Il loro primo libro che ho letto è Il meraviglioso viaggio di Octavio, e ho potuto così apprezzare l'estrema cura e nella proposta editoriale e nella realizzazione dell'oggetto libro vero e proprio. Il costo dei loro testi è infatti un pochino più alto della media, ma totalmente giustificato dalla qualità e dall'amore che ci sono dietro. E insomma! Le loro copertine bianche con disegni quasi stilizzati sono riconoscibilissime, quelle della collana Bazar, "romanzi e testimonianze di scrittori da ogni parte del mondo, spesso trapiantati lontano dalla propria terra d'origine". Poi c'è Attese, collana "dedicata a tutti quei libri in cui lo sport, la competizione [...] offrono lo spunto per una narrazione più ampia e costituiscono le scintille che innescano il desiderio e il gioco della scrittura". Il meraviglioso viaggio di Ottavio appartiene invece alla collana Bookclub, "una collezione di libri dedicati al piacere di leggere". Dopo la bella chiacchierata con la ragazza della redazione e un'attenta disanima delle proposte libresche, ho deciso di prendere: Un irlandese in America di Brendan Behan e Il dolce sollievo della scomparsa di Sarah Braunstein, che sembra proprio essere disagio abbestia come garba a me!

  • add editore è una casa editrice che conosco da quando era compagna di stand di Sur a Più Libri 2014. In realtà, lo ammetto, non mi ci ero mai soffermata del tutto, ma a questo giro i bellissimi vasi di margherite tra i libri hanno fatto la loro parte di marketing e io e Corinna siamo state attirate come delle apine :). In realtà add non si occupa di narrativa, bensì di saggistica divulgativa, pamphlet, biografie. Le loro copertine sono super colorate e in effetti con lo stand di Sur ci stavano proprio di lusso. Hanno pubblicato ad esempio il libro di Thuram, o la biografia di Nedved, hanno una collana ganzissima che si chiama Esclamativi, un nuovo progetto dedicato all'Asia, e al Book Pride hanno presentato la versione tascabile di Felicità araba di Shady Hamadi, "un manifesto per il popolo siriano". Purtroppo non sono riuscita a partecipare all'incontro con l'autore e non ho preso manco il libro, ma rimedierò presto! A questo giro ho deciso di fare un salto fuori dalle storie inventate, e di leggere Mar del plata di Claudio Fava e La casa di pietra di Anthony Shadid, perché non ho saputo scegliere tra i due, mi ispiravano entrambi un sacco!


Fiera e felice della mia prima parte di acquisti, io e Corinna andiamo a prendere un paninetto in un posto che straripava di milanesi fighi che facevano il brunch, ma noi non abbiamo tempo da perdere, perché sta per cominciare un incontro imperdibile per celebrare i 400 dalla morte di William Shakespeare. 

LAURIE MAGUIRE, EMMA SMITH, 30 Grandi miti su Shakespeare [ObarraO, 2016] ore 14.00
Sala Aleph



Intervengono: Stefano Moretti (attore); Nicoletta Valloriani (anglista); Paolo Caponi (anglista, uno dei fulcri dei laboratori shakesperariani al Piccolo di Milano); Maurizio Gatti (editore di ObarraO). 

L'arte e la figura di Shakespeare suscitano da sempre ricorrenti e spinosi quesiti, mai risolti definitivamente: chi si celava realmente dietro la firma di William Shakespeare? E' davvero possibile che abbia scritto tutte le sue opere da solo? Era un teschio umano quello utilizzato nella prima rappresentazione dell'Amleto? La sua preparazione scolastica era scarsa o addirittura inesistente? E ancora, l'accusa di plagio rivolta a molte sue opere era fondata?
Le autrici affrontano con brio e incisività i 30 quesiti e, appoggiandosi a un approfondito lavoro di ricerca storiografica e filologica, gettano una nuova luce su quelli che sono ancora oggi i punti oscuri della carriera e della vita del drammaturgo, mostrando anche quanto il materiale storico - o la sua totale assenza - possa essere interpretato e frainteso, e quanto di "personale" mettiamo nelle storie che raccontiamo.

LAURIE MAGUIRE Docente di Letteratura Inglese al Magdalen College di Osford, autrice e curatrice di libri. Critico teatrale per The Times Literary Sypplement, tiene conferenze nel Regno Unito e in America.
EMMA SMITH Ricercatrice all'Hertford College di Oxford. E' autrice e curatrice di libri, scrive per The Times Literary Sypplement, tiene conferenze nel Regno Unito e in America.

L'incontro comincia con la splendida introduzione del mio amato Maurizio Gatti, che presenta gli ospiti e la chiacchierata che faranno sul grande drammaturgo inglese. Passa poi la parola a Stefano Moretti, che legge alcuni passi dall'Amleto, e i brividi arrivano in un attimo. 





Nicoletta Valloriani ci spiega in seguito di non essere una studiosa di Shakespeare in senso stretto; lei è una contemporaneista, ma è inevitabile occuparsi del Bardo se ci si occupa di letteratura inglese. La sua riflessione è incentrata sulla parola "mito", una parola che usiamo senza sapere bene cosa significhi. Mito deriva dal greco μῦϑος, favola, leggenda, e si contrappone al λόγος, la ragione, il discorso, il reale. Prende forma nel territorio simbolico di una comunità e parte dal basso, senza costrizioni, prendendo caratteristiche di mistero. Si tratta di un riferimento centrale per dare un senso al nostro reale. Un critico inglese ha detto che Shakespeare non significa, siamo noi che conferiamo significato alle cose attraverso lui: è quindi un meccanismo di autorizzazione della realtà, porge lo specchio alla natura.
Paolo Caponi invece ritiene che si debba innanzitutto affrontare il problema dell'autorialità. Egli ricorda come la scrittura teatrale sia un tipo di scrittura molto collaborativo, che non vi sia mai un autore solo, e che quindi Shakespeare vada inteso in questo senso, un maestro che coordina tutte le risorse che ha a disposizione. In questo modo, aggiunge Caponi, è più facile capire perché di un'opera esistano versioni anche molto differenti tra loro.
Raggiunge gli altri ospiti anche il traduttore del libro, Pietro Ferrari, che ci racconta delle difficoltà che ha avuto nel trovare la giusta metrica, trovandosi a tradurre anche passi di cui nessuno ha saputo dare la traduzione esatta. La lingua utilizzata dalle autrici, dice sorridendo, è molto bella. Ci fa notare che la lingua inglese di oggi sarebbe molto diversa se Shakespeare non fosse nato, poiché molte parole le ha coniate lui stesso per le sue esigenze metrico-drammatiche, come ad esempio la parola lonely (e come dice Cori, anche nella Lonely Planet c'è Shakespeare!).
La parola torna a Paolo Caponi, che ci ricorda come le opere di teatro siano fatte per essere recitate; perciò è necessario che tra scrittore e attore si istituisca un ponte che arrivi a coinvolgere il pubblico mediante il linguaggio. Per questo la traduzione è difficilissima, ci sono molte parole gergali, locali, e non si tratta quindi di un'operazione solo linguistica, ma ha a che fare con la comprensione del contesto, della cultura. In House of Cards, in Deadwood, i protagonisti utilizzano interi dialoghi shakespeariani... E poi in realtà non leggiamo mai Shakespeare, ma il traduttore! E quelle limitazioni, quegli attriti, quegli ostacoli, non sono altro che una ricchezza, che permette di incespicare e non avere un eloquio quotidiano. Cuori per sempre. La presentazione si conclude con Moretti che legge il mio passaggio preferito del Macbeth, Atto 5, Scena 5:


Life's but a walking shadow, a poor player
That struts and frets his hour upon the stage
And then is heard no more: it is a tale
Told by an idiot, full of sound and fury,
Signifying nothing
La vita non è che un'ombra che cammina, un povero commediante

che si pavoneggia e si agita, sulla scena del mondo, per la sua ora

e poi non se ne parla più: una favola
raccontata da un idiota, piena di rumore e di furore
che non significa nulla


E vabbé. Io e Cori ci s'ha quasi le lacrime agli occhi, ci spelliamo le ami a suon di applausi, e prese dall'euforia andiamo a fare una velocissima tappa in bagno per poi fiondarci in Sala Flatlandia, dove si tiene l'incontro organizzato da Edizioni BeccoGiallo in collaborazione con l'Istituto Confucio di Milano per la presentazione della graphic novel Primavere e autunni, testi e disegni di Ciaj Rocchi e Matteo Demonte, la storia di un giovane commerciante di cravatte cinese arrivato a Milano nel 1931. Restiamo incantate dalla storia di Wu, e poi ci prendiamo una piccola pausa: è arrivata la Eli! La raggiungiamo nei corridoi degli stand, abbracci e baci, la bimba si sincera sul mio stato di salute (visto che giovedì sera quando ci eravamo viste non ero esattamente in forma) e poi via verso i libri! Andiamo tutte allegramente a fare un nuovo giretto, e sostiamo un bel po' di tempo da Iperborea, tanto per sancire ancora il nostro nordico amore! 



Poi però il sole ci chiama e usciamo a fumare un cicchino (uso il noi per sentirmi meno una brutta persona). Di lì a poco ci raggiunge anche Ilaria, e lì basta, visto che siamo a Milano e ho la macchina fotografica figa scatta il momento fashion blogger, e voi ora ve lo sorbite!

*intermezzo idiota*


Bene. Dopo questo memorabile shooting ho salutato le bimbe, e mi sono trovata con Francesca, un'altra mia compagna di corso della Scuola del Libro. Tanta felicità, tanto bene, tante, tantissime chiacchiere! Prima però, un incontro a cui attendere insieme:  


PRESENTAZIONE PREMIO SINBAD 2016   
ore 18.00 

Sala Flatlandia

Intervengono: Ginevra Bompiani; Daniele Di Gennaro (minimum fax); Isabella Ferretti (66thand2nd); Agnese Manni (Manni Edizioni); Lorenzo Flabbi (L'Orma editore); Marco Zapparoli (Marcos y Marcos, ma solo spirutalmente). 

Il Premio Sinbad, spiega Daniele Di Gennaro, è un premio indipendente con la giusta promozione dei libri, da un'idea nata due anni fa da una costatazione molto semplice sulla necessità di avere un nuovo premio letterario in Italia, visto che sul principale i giudizi sono sempre più negativi (e qui Diana non sarebbe d'accordo^^). L'idea è stata accolta dall'assessore della città di Bari, che si è speso affinché avvenisse un premio con caratteristiche innovative:

  • Giuria trasparente, che nuota
  • Solidarietà di editori che si sono messi a lavorare gratis per costruire questo premio
  • Strumenti di pulizia
  • Una roba bella, fatta bene!


Ed eccoci quindi arrivati alla seconda edizione, e alla presentazione del nuovo Comitato Tecnico, formato da quattro editori che cambiano di anno in anno e che ovviamente non possono candidare i propri libri. Quest'anno è formato da 66thand2nd, Marcos y Marcos, Manni Edizioni e freschi freschi da nomina, L'Orma editore! Evviva!!! Prende così la parola l'elegante e squisita Ginevra Bompiani, che si focalizza sull'atteggiamento degli editori indipendenti, che se riesce ad essere collaborativo e non competitivo, è in grado di creare cose belle come:

  • Una nuova legge per il libro proposta lo scorso anno
  • Il Book Pride
  • Il Premio Sinbad, come il marinaio che è andato con la sua nave a vendere i suoi prodotti e ad affrontare le sue avventure.

Questo è un premio dedicato solamente agli editori indipendenti, nato come diceva Di Gennaro dalle pecche del Premio Strega, non trasparente perché si sa già chi lo vincerà. Invece gli stessi giudici del Sinbad, lo scorso anno, non avevano idea di chi lo avesse vinto, perché non si erano messi d'accordo. La discussione avviene pubblicamente davanti a una platea, perché lo scopo del premio è promuovere l'editoria indipendente e gli scrittori indipendenti, ma anche la critica indipendente. Si compone di due fasi. Il primo Comitato di selezione è formato da:

  • 3 librerie
  • 3 biblioteche
  • 3 gruppi di lettura
  • 3 blog letterari

Poi c'è il secondo Comitato di selezione, diviso in due gruppi, formato da critici, scrittori e giornalisti. Rispetto agli altri premi ci sono molte differenze, una di queste è economica. L'anno scorso è stato risolto grazie all'entusiasmo dell'Assessore alla Cultura di Bari, e quest'anno la Regione Puglia darà lo stesso sostegno.
Ginevra Bompiani ci racconta che la prima edizione è stata eccezionale (nota mia: hanno vinto Panorama di Tommaso Pincio, NN, per la narrativa italiana, e I miei piccoli dispiaceri di Miriam Toews, Marcos y Marcos, per quella straniera) quindi ora gli editori hanno il compito non da poco di costruire da quello che già esiste, di ribadire altrettanta qualità. Non ci sono filtri d'entrata, non c'è una valutazione preventiva di meritevolezza dell'opera, in modo da poter dare una chance a quell'editore che ha creduto in quello scrittore che altrimenti avrebbe avuto le porte chiuse. Prende poi la parola Chiara Valerio, che ha avuto l'idea iniziale del premio: 
"Quando l'editore ci mette l'amore e il corpo crea cose meravigliose, anche nel clima lugubre".
Dopo questa esternazione non potevo che prendere la parola diventando mega rossa e ringraziando tutti gli editori per il meraviglioso lavoro che fanno, e per rendere noi lettori tanto tanto felici. Sono le sette e mi è venuto un buco gigantesco allo stomaco: tutto questo amore mette proprio fame! Allora mi porto Francesca al baretto, ci facciamo una pizza e ci raccontiamo un anno di arretrati. Awwwww! Poi mi rendo conto dell'ora, saluto Francesca e corro da Giorgia Antonelli, allo stand di LiberAria, per intervistarla sulla casa editrice che ha fondato, ma questa storia, cari lettori, ve la racconto un'altra volta, è troppo bella e merita uno spazio tutto suo (anche perché vi dovrò raccontare del libro con cui mi hanno omaggiata, Il rifugio delle puttane di Katy Darby, che ha tutte le carte in regola per piacermi un sacco)! Corro anche allo stand di Gran Via, ma Stefania Marinoni, con cui ero rimasta d'accordo per fare una bella chiacchierata sulla traduzione, se ne era già andata (giustamente anche, il sole era tramontato da mo'!). Mi prendo allora Biografia di un albero di Hernan Ronsino, tradotto proprio da lei, e faccio il mio ultimo giro di saluti e acquisti. Da Keller, dove non trovo Roberto ma una ragazza simpaticissima, e mi prendo La felicità di Emma di Claudia Schreiber, Il nostro riparo di Frances Greenslade e Gli ultimi giorni di Smokey Nelson di Catherine Mavrikakis, che mi ispirano tutti abbestia e di cui ho sentito grandi cose. Dall'Orma abbraccio Lorenzo, Marco, Elena e Chiara, e mi porto via Storie assassine di Bernard Quiriny, perché è un libro bello e non lo dice solo Federica ;). Da minimum fax, dalle meravigliose Valentina, Rossella e Maura, veterane e vincitrici assolute della vita da Fiera, e finisco da Sur, saluto Marco e Alessandro, cerco di non piangere come una pulzella qualunque ma di essere una vera book-blogger, e mi dirigo con tipo cinque borse di tela da 30 kg ciascuna verso la mia mansardina, per l'ultima notte milanese. Vesciche, schiena rotta, occhiaie e voce da trans sono ormai una garanzia, così però come le gote che fanno male dai tanti sorrisi fatti, gli occhi pieni di colori, di parole, di belle genti. 


Nuove storie da leggere, altre cui ho dato l'arrivederci a presto a Torino, la consapevolezza di quanto sia bello e soprattutto possibile stare bene. Considerando come stavo lo scorso anno, beh, direi che mi sono impegnata abbastanza. E quindi un sintetico ma sincero ringraziamento a tutte coloro che mi hanno accompagnata in questa mia avventura, per gli abbracci e le occhiate complici e le risate e l'esaltazione massima che solo un amante di libri può provare. Agli organizzatori, Gino Iacobelli e Maurizio Gatti in primis. Ai miei editori del cuore. A Luke che mi ha prestato la fotocamera e mi ha permesso di darmi un tono. A Airbnb. A Pavé. Ai tassisti di Milano che sono gentili educati e guidano ammodo. A chi mi ha portato le borse in stazione. Alla Scuola del Libro 2015. A tutti, anche a chi non c'era. Grazie. Grazie. Grazie. 



E ovviamente, ai libri (sì, tipo entità astratte, così!). Alla prossima bimbi!

B.  

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