sabato 6 febbraio 2016

Michela Murgia, Chirú

Natale. Il magico momento in cui, sazi in modo imbarazzante e immorale, si scartano i regali con il resto del parentado. Da lontano scorgo un pacco dalla chiara forma libresca arrivare nella mia direzione. Grande zia! Mi getto festante sul dono, lo scarto brutalmente e... scopro che si tratta dell'ultimo libro di Michela Murgia, Chirú [Einaudi, 2015]. Chiaramente non riesco a nascondere il disagio che adombra il mio volto, e la zia preoccupata mi chiede - Non ti piace? Io l'ho divorato, è bellissimo! ...no zia, è che ho avuto dei problemi con Accabbadora [Einaudi, 2009], ma ci hanno già pensato le anziane del gruppo di lettura in biblioteca a tirarmi le orecchie. - Dai, prova a leggerlo, poi fammi sapere che ne pensi. Ok cara




E così Chirú diventa la mia seconda lettura del 2016. E niente. Dopo il primo capitolo, anzi la prima lezione, devo già dichiararmi "sconfitta": allucinazione immensa. Folgorazione divina. Pazzesco, chiaramente! Questo romanzo mi garba abbestia. E più vado avanti, più rimango a bocca aperta. Più giro pagina, più mi chiedo come la stessa scrittrice possa al contempo farmi così cagare e possa amarla alla follia. Cosa avevo in quell'estate del 2011? Eppure mi sentivo lucida! Devo assolutamente rileggere il suo primo romanzo, va bene, ho capito. Adesso però concentriamoci su questo perché bimbi, ve lo assicuro, è un Romanzo Bello Davvero

Siamo chiaramente in Sardegna, ma questo ci può importare come no. C'è Eleonora che ha 38 anni ed è una grande attrice di teatro, che si è costruita una carriera negli anni, che proviene da una famiglia dove non erano tutte rose e fiori, e che si è dilettata a essere la Maestra di tre ragazzi, ragazzi speciali in cui lei aveva riconosciuto il talento, e la necessità di condividere le sue conoscenze per far raggiungere loro i successi desiderati. 
La madre, l'amante e la maestra erano una triade simbolica che non poteva perdere neppure un tassello: le prime due si facevano la guardia a vicenda, e la terza ricordava a entrambe che il privilegio di quella tensione aveva il tempo contato. 

Poi però con l'ultimo non è andata esattamente bene, e aveva deciso di non prendere più allievi. Fino a quando, per caso, non incontra Chirú, diciottenne suonatore di violino, in cui riconosce la medesima marcescenza d'animo che la caratterizza. Nasce così la loro relazione, che si insidia nelle fratture dell'animo umano, che si muove fra il vento di Cagliari, la neve di Stoccolma, la nebbia di Praga e il caldo di Roma. Il romanzo può essere sicuramente inscritto nel filone del romanzo di formazione, ma la cosa particolare a mio parere è che l'apprendimento non è unilaterale: anche Eleonora infatti intraprende un percorso di nuova conoscenza, di crescita, di liberazione. 
Della sua fragilità in quell'istante amai proprio quello che dell'amore si paga di più caro: l'assenza di calcolo e di misura che appartiene solo alle cose nate libere. 
In una tensione continua fra presente e passato, volere e dovere, i ruoli si ribaltano continuamente, toccando con meraviglia l'amore puro, le prime scoperte, l'energia vitale a volte troppo sopita. Lo stile di Michela Murgia è impeccabile: ogni parola scelta con cura, una prosa scorrevole e allo stesso tempo raffinata. Davvero sono rimasta colpita dalla bellezza che gli scrittori bravi riescono a creare. Non voglio aggiungere niente alla trama, perché Chirú è un libro da leggere per farsi un regalo, per sentire il profumo della lavanda e delle cose importanti. Consigliato abbestia :). 

B.

Ps. Bazzicando per l'internet ho scoperto che l'astuta Michela ha creato un profilo facebook di Chirù, vivificando così il personaggio letterario e facendolo muovere attraverso luoghi, pensieri, parole. Sono un po' combattuta a riguardo, da una parte penso figata!, dall'altra rimango un po' interdetta... però forse la mia anima da stalker ha la meglio!   
 
 

 

Nessun commento:

Posta un commento

Ti potrebbe anche interessare...

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...