sabato 17 gennaio 2015

La Notte Nazionale del Liceo Classico al Liceo Lorenzini di Pescia!


Ieri pomeriggio, camminando per le strade di Pescia, più o meno ridente comune toscano situato in provincia di Pistoia, si avvertiva qualcosa di diverso nell'aria. Non era solo l'elettricità di una pioggia che fortunatamente non è caduta, ma l'adrenalina per un evento del tutto fuori dal comune. Il Liceo Carlo Lorenzini, infatti, avrebbe ospitato La Notte Nazionale del Liceo Classico, in concomitanza con altri 100 licei di tutta Italia. Trovandomi nella mia Conca Natia ovviamente non potevo mancare ad un evento di tale portata, ed insieme alla Compagna Silvia abbiamo varcato dopo tanti (tanti) anni la soglia di quell'edificio che ha fatto da teatro ad alcune delle tappe fondamentali della nostra esistenza. Tantantan. 


Situazione iniziale


La prima volta che ho messo piede al Lorenzini era un freddo pomeriggio di gennaio di tredici anni fa; in terza media, si sa, si partecipa alle presentazioni delle scuole superiori, dove genti più grandi di te e professori che ti appaiono come specie appartenenti al Pleistocene ti raccontano, a grandi linee, con umorismo più o meno stantio, ciò che ti aspetterà per i cinque anni successivi della tua vita. Quando hai tredici anni, una tale porzione di tempo non ti sembra nemmeno quantificabile, dato che cinque anni prima eri alle elementari. Insomma. Il Lorenzini, smembrato in tre differenti sedi perché composto da ben quattro indirizzi di studio, non offre esattamente un bel biglietto da visita dal punto di vista estetico. Ex convento, bello fuori, sull'orlo della fatiscenza dentro. Per farla breve, io quel pomeriggio me la feci sotto dalla paura, per le luci al neon, i muri grigi, scale labirintiche, corridoi da ospedale, descrizioni di materie arzigogolate e temibili.   

Rottura dell'equilibrio

Ma ormai io lo avevo detto a tutti, e tutti se lo aspettavano, ci contavano, lo davano per normale come il cocomero in estate e la polenta in inverno: io avrei fatto il Liceo Classico. Sì, è vero, brillavo in italiano, ma non avevo considerato in maniera davvero approfondita che il Liceo Classico di Pescia era all'epoca sperimentale, e ciò voleva dire che avremmo fatto molte più ore di matematica rispetto alla media nazionale. Ma sei giovane e ingenua, e un pomeriggio nell'aula dei computer (che i vecchi come me se la ricordano come Aula CIC) non può spazzare via mesi di convinzioni e trip allucinanti sul tuo futuro, basato essenzialmente, come gran parte della tua vita fino a quel momento, sui libri di Bianca Pitzorno, dove tutte le eroine facevano o avrebbero fatto il Liceo Classico, e tu mica volevi essere da meno, che diamine. 

Evoluzione della vicenda


In realtà, tutti i miei sogni di gloria sono andati a farsi benedire dalla metà del secondo quadrimestre della IV ginnasio. Stanca di essere considerata la secchiona antipatica di sempre, ho inconsciamente e lucidamente abbandonato lo studio del greco e del latino tipo a marzo del 2003. Tenendo conto che mi sarei diplomata nel 2007, non fu proprio la scelta più furba della vita. Si sono susseguiti anni di disagio dal punto di vista scolastico, ma di disagio profondo. Mi sono ritrovata ad appartenere anch'io alla grande famiglia di quelli che "hanno le qualità, ma non si applicano". Perché io non riuscivo bene a comprendere perché la parte più importante dell'andare a scuola dovesse essere proprio quella in cui si studiava. Eppure tante cose mi piacevano, eppure mi sentivo parte di quei "bambini speciali" che avevano deciso più o meno liberamente di intraprendere lo studio delle lingue morte, di quelli che al Lorenzini facevano parte soltanto di una sezione, di quelli un po' sfigatelli e gobbi, degli unici che non studiavano diritto ma che avevano quasi le stesse basi di matematica dello scientifico, perché i professori li avevamo in comune con loro. Eppure, appunto. 


Eppure in V ginnasio non ho mai saputo come usare e tradurre l'aoristo, la perfirastica passiva è sempre stata una grande sconosciuta, Cicerone, Lucrezio, degli anziani noiosi che scrivevano in modi del tutto astrusi. Niente, io in V ginnasio non ho fatto niente, a parte vivere storie d'amore profondamente disturbate, tante gite culturali nella vicina Lucca, tante partite a carte e a Taboo nel Baretto dei Forcaioli (per la gioia dei miei compagni di classe). Mia sorella continua giustamente a ricordarmi che se ci fossero stati i metodi di selezione attualmente in vigore, io sarei bocciata tutti e cinque gli anni, e in effetti sono pienamente d'accordo con lei. Ma questi sono dettagli trascurabili. Fatto sta che poi piano piano dalla I liceo ho ricominciato a studicchiare qualcosa, a scrivere temi decenti, e a farmi volere bene con l'adorato Giornalino Scolastico, Il Caffè (ma questo merita un post a parte). Purtroppo le versioni, i verbi, il duale, l'accusativo, hanno continuato ad essere per me delle pure e semplici astrazioni, come tipo per gli studenti del Linguistico, per dire. 



Scioglimento

Una volta arrivata per miracolo in III liceo, ho messo da parte finalmente il resto (progetti extrascolastici di varia natura come concorsi di giornalismo, Consulta Provinciale degli Studenti, La Storia d'Amore dell'Adolescenza, un progetto complicatissimo per una TV locale) e ho iniziato veramente a studiare. Faticando ovviamente come non mai. Ma facendo infine un salto di qualità, e iniziando a comprendere fino in fondo La Bellezza di Essere al Classico, che ho rimpianto per gli anni successivi e continuo tutt'ora a farlo. Perché, nonostante io sia l'esempio peggiore da portare alle generazioni future per come ho vissuto i miei anni di liceo, non riesco a non dire con orgoglio e fierezza che il Classico è stata la mia salvezza. Che quello che mi ha insegnato (cioè poverino lui avrebbe voluto insegnarmi un sacco di cose, io ne ho recepite tipo un quarto, ma vabbè) mi è servito tantissimo all'Università, e me lo porto dietro ancora adesso. Che conoscere la cultura classica è fondamentale, che se fatta in maniera decente e non come la sottoscritta è una scuola che ti aprirà talmente tante porte che tutto il disagio sarà ripagato. Perché è vero, non sarò certamente io a negarlo: è pesante abbestia. Ti toglie la voglia di vivere, in certi inverni. Devi studiare il doppio dei tuoi coetanei, devi subire una competizione allucinante, devi avere a che fare con casi umani, devi lottare ogni giorno per la tua sopravvivenza. Ma lo fai studiando cose meravigliose, e anche se in quel momento non te ne rendi conto, poi, te ne accorgerai. E sarà bellissimo, e con una lacrimuccia agli occhi potrai dire che, nonostante tutto, tu c'eri. Alla fine mi sono diplomata con un voto dignitoso e con una tesina che ho adorato. Facendo una versione vergognosa e prendendo un voto agghiacciante alla terza prova di matematica, ma riequilibrando il tutto con l'orale, con un moto d'orgoglio che non provavo da moltissimo tempo. 

Situazione finale



E sì la scuola è una jungla
però lo si scorda
comunque a sedici anni 
è una merda.
Il futuro è una macchia
e manco mi importa
io vado per inerzia. 
E in un battito d'ali
ci siamo trovati
di colpo spostati
dieci anni più in là.

(per restare in tema di citazioni colte, nel senso). All'Università è avvenuto il mio riscatto, ma questa è un'altra storia. Adesso si sta per aprire un nuovo (spero) importante capitolo della Mia Infima Esistenza, e siccome sono una che ai segni non crede manco un po' (certo), il fatto che proprio ora si sia deciso di celebrare La Notte Nazionale Del Liceo Classico l'ho vissuto come un fatto del tutto personale (non si era capito). Tutto questo allucinante pippone era per urlare al mondo, in un momento di sconforto ai massimi livelli, di crollo delle iscrizioni, di superficialità, di caduta delle ideologie (ancora???), che fare il Liceo Classico è importante. Nel senso, capiamoci bene. Io sono una di quelle che pensa che fare il liceo non sia obbligatorio. Poi adesso figuriamoci. Se un mio ipotetico figlio (ahahahah no non ce la posso fare). Se un ragazzetto/una ragazzetta a cui sono affezionata mi dicesse "Bea, io vorrei diventare capocantiere del Nuovo Bagno Sole a Castiglioncello", oppure "chef stellato", "perito agrario", "elettrauto", "caposala", non sarei certo io a dirgli "povevo cavo plebeo", anzi. Lo stimerei perché io non sono stata in grado di fare il Classico, figuriamoci l'Istituto Tecnico Industriale, o l'Istituto Agrario, o quello Alberghiero. E gli direi pure grazie, perché probabilmente saprà fare cose che io mi sogno di riuscire solo anche a comprendere. Se però un altro mi dicesse "Bea, che ne dici, pensavo di iscrivermi al Classico, embé?", allora io lo abbraccerei forte, gli farei il pippone di cui sopra, e gli racconterei della Meravigliosa Notte Nazionale del Liceo Classico, dove ho visto studenti che si sono fatti in quattro per riuscire a coinvolgere una Valle intera nell'amore della Cultura, che si sono coordinati e hanno dato vita con entusiasmo e passione a una miriade di iniziative, tra arte, musica, letture del mondo classico, indovinelli, scacchi, ma anche scienza e tecnologia. 


Che mi hanno fatto credere di essere nel 2002, quando ho partecipato ad una Storica Autogestione, che mi hanno fatto riflettere sui Govini D'Oggi, che mi hanno sorriso e guidata. Che si sono vestiti da antichi greci o da Dante Alighieri, che hanno ballato, suonato, che hanno mostrato il loro orgoglio Classico. E ho visto professori commossi, sorridenti, coinvolti come non mai nell'attività della scuola in cui lavorano. Ho visto il personale tutto della scuola, dai Bidelli alle Segretarie, girare per i corridoi fieri di essere partecipi di una grande festa. Ho visto genitori orgogliosi, ex-alunni nostalgici, ragazzi delle scuole medie incuriositi. 
Ho assistito ad una fantastica lezione di Fisica&Filosofia tenuta da Carlo Marconi, laureando in Fisica Teorica all'Università di Firenze, amico e scrittore (andante abbestia a curiosare sul suo blog!), che è riuscito a farmi appassionare all'atomo e alla filosofia antica, un connubio potenzialmente distruttivo, e che invece ha appassionato ogni singolo ascoltatore. Ho scoperto che ora ci sono le lavagne elettroniche, ma che i banchini sono rimasti gli stessi.  

E niente. Vi lascio un altro paio di foto della serata, che lasciatemelo dire, è stata davvero un gran successo, da ripetere ogni anno, dico io. E da tenere in mente ogni giorno





B.

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